Nacque a Villalba il 30/11/1911 e morì a Palermo il 12/2/2002. Figlio dell’Avv.Pantaleone divenne Geometra. Durante l’occupazione alleata fu sostituto del sindaco Calogero Vizzini e di fatto fu vicesindaco di Villalba. Alla caduta del fascismo fu segretario a Villalba del PNF. Dopo la liberazione fu fautore  del partito socialista. Nel 1944 in vista di una alleanza tra Psi e PCI organizzò un comizio-adunanza in Villalba per il movimento Blocco del popolo, con la partecipazione di Girolamo Li Causi*. Il comizio fu l’occasione per un attentato con lancio di bombe a mano e spari che provocarono tredici feriti tra i quali il Li Cauli che da allora in poi ritenne responsabili dell’attentato  il Pantaleone ed il Vizzini anche quando giudizialmente furono discolpati.

Michele Pantaleone fu un viscerale nemico della mafia  della Dc e del potentissimo On. Bernardo Mattarella  per anni  vicesegretario di quel partito più volte ministro della Repubblica.

L’attività politica del Pantaleone si concretizzò essenzialmente nel contrasto alla mafia Dc e nella difesa dei diritti dei lavoratori da questa sfruttata. Partecipò al movimento contadino siciliano dal 1947 al 51. Fu deputato dell’Assemblea Regionale Siciliana per “ Il blocco del popolo” (alleanza PCI e Psi).Dal 47 fù deputato regionale del “Blocco del popolo”.  Nel 1967,entrato in contrasto col partito Psi,venne eletto nel gruppo misto PCI.

Fu querelato per oltre 60 occupazioni di terreni incolti,  di una miniera ed altre numerose volte per diffamazione di politici e sindaci. Segnalò collusioni e favoreggiamenti di funzionari e forze dell’ordine. Riscontrata l’inutilità dell’attività politica da lui svolta contro la mafia, stante che il potere dominante ne negava l’esistenza, passò all’attività letteraria al fine di informare gli elettori  della situazione.

Storico, profondo esperto di mafie e scrittore instancabile, scisse oltre una decina di trattati sulla mafia denunciandone l’esistenza, le conseguenze e l’evoluzione malgrado che istituzioni, la  magistratura e le autorità ecclesiastiche continuassero a negarne caparbiamente e falsamente l’esistenza.  Di lui si contano oltre 5000 articoli, e numerosi saggi.

Si racconta che il giornalista Ignazio Maiorana,  durante  una conferenza stampa nella quale il Pantaleone aveva accusato il Presidente del Consiglio dei Ministri Giulio Andreotti di essere un mafioso e riportato fatti  che coinvolgevano altri onorevoli Dc, finì col prendersela coi pennivendoli siciliani che evitavano di informare  l’opinione pubblica dei fatti che denunciava nelle sue conferenze stampa.

Avendo il Maiorana  protestato, il Pantaleone lo sfidò a dimostrare il contrario pubblicando quanto da lui  dichiarato circa il Presidente Andreotti.

Il giorno dopo l’articolo apparve.Il Pantaleone guadagnò una denuncia per calunnia in danno del Presidente e l’ iscrizione nell’elenco dei mafiosi siciliani disposta illegittimamente dalla Commissione parlamentare antimafia.

Malgrado il numero dei processi affrontati, non solo non subì alcuna sentenza di condanna, ma  in uno dei processi istruiti a carico dell’On. Andreotti  riguardanti i fatti che il  Pantaleone aveva denunciati in quella conferenza stampa, il Tribunale, pur non potendo condannare l’onorevole per sopraggiunte prescrizioni, ritenne di notare come costui fosse in contatto e famigliarità coi capi-mafia siciliani attraverso i suoi referenti di partito.

Nel 1962 con la pubblicazione di “ Mafia e politica”  diffuse la conoscenza del fenomeno  della mafia, trattando dell’alleanza tra l’esercito Usa, le mafie  americane e la mafia italiana, svelandone i retroscena, le conseguenze, gli effetti e l’evoluzione. Nel  1966 pubblicò “Mafia e droga”  e nel 1969 “Antimafia, occasione mancata”.Nel 1969  scrisse “Il sasso in bocca” che con la regia di Giuseppe Ferrara nel 1970 divenne l’omonimo film. Da allora editoria e  Cinematografia  diedero vita ad un filone che trattò di delinquenza organizzata e mafia internazionale, mischiando spesso leggende metropolitane e fatti di cronaca veri.   

Fù amico di Carlo Levi e del sociologo Danilo Dolci anche lui impegnato contro le mafie e l’ingiustizia. Malgrado tutto ciò all’epoca del mio incontro con l’On. Pantaleone, a Palermo era ritenuto il capo morale della vecchia mafia ed io stesso, stante lo stretto collegamento col Vizzini e la segnalazione di Lui quale mafioso, effettuata dalla Commissione Parlamentare istituita ad hoc lo iscrissi nel nostro archivio quale mafioso.  Con la desecretazione di parte degli archivi dei servizi segreti italiani e stranieri, oggi  siamo certi  che fu uno dei più coraggiosi ed ostinati nemici delle mafie   che, come tutti noi oggi, per cercare di sopravvivere dovette nuotare nella melma immonda che lo avvolgeva.

*Girolamo Li Cauli  ex  direttore del giornale PCI “l’Unità”, condannato a 21 anni di carcere per attività antifascista, dopo tre anni di detenzione, l’8 settembre fu liberato  e nominato  segretario  del PCI siciliano.