M.I. A Bananas Joe
Giuseppe Bonanno  detto poi “Joe” Bonanno o “Bananas Joe” nacque  il 18/01/1905 a  Castellammare del Golfo in provincia di Trapani.  Nel 1908 suo padre Salvatore,  emigrò a New York. Era fratello di Giuseppe, fondatore e capofamiglia del clan Bonanno di Castellammare.
Nel 1913, il clan mafioso di Felice Brucellato assassinò Giuseppe. Suo fratello Salvatore, divenuto capofamiglia del clan Bonanno ritornò a Castellammare,  uccise Felice Brucellato  capo della cosca rivale, ne fece ritrovare il cadavere dentro  un sacco e divenne capofamiglia di Villammare. Nel 1915, Salvatore Bonanno passò a miglior vita stroncato da infarto. Giuseppe, il futuro “Joe Bananas”, a dieci anni era divenuto il capo famiglia del clan castellamarese.
Nel 1920, morì anche sua madre.Fù ospitato dallo zio materno Di Filippi. Poté contare sempre sui membri del clan, che non gli fecero mancare il loro aiuto.
Nel 1924, Giuseppe Bonanno fu schedato  come pericoloso antifascista. Il clan lo convinse a rifugiarsi  clandestinamente all’estero presso emigrati castellamaresi. Gli organizzò il viaggio che passando da Cuba e dalla Florida lo portò al sicuro a Brooklyn. Poco dopo ad essere giunto a New York Giuseppe Bonanno, capo della cosca Castellamarese Siciliana aderì a quella  americana comandata da  Nicolò Schirò.  Anche Stefano Magaddino, storico alleato dei Bonanno, lo raggiunse  e divenne membro della cosca.
In quel periodo a New York stava per esplodere la “Guerra  Castellamarese” perché la cosca italo-americana,  dovendo barcamenarsi tra  le più forti  mafie di New York, si era divisa in due tronconi, l’uno aveva aderito al clan siciliano di Salvatore Maranzano, l’altro al clan napoletano di Joseph Joe Masseria  capo della Famiglia Morello.  Nicolò Schirò, prevedendo il peggio,  ceduto il comando a Maranzano, si ritirò. Durante la lunga guerra tra Masseria e Maranzano, il  Bonanno,  come “Joseph bananas” o “ Joe Bananas” strinse alleanze personali con personaggi della malavita americana in vari stati della Confederazione al fine di estendervi le proprie attività quali il gioco d’azzardo, le lotterie clandestine e la protezione in genere. Investì anche in immobili, acquistò ristoranti ed alberghi per ripulire i soldi sporchi ed a centralizzarvi gioco e prostituzione.   Avendo salvato da due attentati  il capo Maranzano, Bonanno ne conquistò la fiducia e fu nominato vicecapo della famiglia. Dopo la morte di Masseria, fatto uccidere dalla corrente interna della mafia napoletana,Al Capone(della mafia napoletana)  organizzò un summit a Chicago per festeggiare Maranzano e lo fece eleggere “Capo dei Capi” delle famiglie  di New York.Come contropartita Maranzano ammise nella “onorata società” Capone ed alcuni suoi amici con relative organizzazioni.

Maranzano caratterialmente  sospettoso non si fidava dei suoi nuovi  alleati. Riteneva  Lucky Luciano pericoloso ed i suoi alleati  infidi. Decise di far assassinare Lucky Luciano ed suoi alleati Joe Adonis,  Vito Genovese, Frank Costello esponenti della mafia siculo-americana e Bugsy Siegel e Meyer Lansky della mafia ebrea. Costoro avendone avuto notizia provvidero. Il 10/09/1931 quattro Killers, spacciatisi per agenti del fisco, uccisero il Salvatore Maranzano a revolverate e lo sgozzarono proprio nel suo ufficio.  Quel giorno, Joe Bonanno, divenne il capo della famiglia numero due tra le cinque   che comandavano la città ed il Capo dei Capi delle mafie.
Era il 1931 e Joe Bananas, sposato con Fay Labruzzo e padre di due figli e una figlia, poteva ritenersi  realizzato :
1) Aveva vinto la guerra con Masseria grazie all’intervento dell’alleato Al Capone;
2) Grazie a Lucky Luciano, che aveva eliminato Maranzano, era divenuto capofamiglia della mafia siculo-americana che risultava seconda tra le cinque famiglie e “Capo dei Capi” delle famiglie mafiose americane;
3) Era stato eletto presidente della “Commissione” che aveva il compito di regolare e risolvere eventuali problemi tra le famiglie di “Cosa Nostra”.
Per anni tutto andò di bene in meglio per Joe: nel 1945 ottenne la cittadinanza americana, nel 1956 il suo primogenito Salvatore sposò Rosalie Profaci, nipote di Joe Profaci altro capofamiglia importante, alleato di Stefano Magaddino che controllava la famiglia di Buffalo e che era cugino di di Joe Bonanno.  Nel 1957  partecipò al summit di Palermo all’Hotel delle Palme  per definire la nuova organizzazione della mafia e l’istituzione della “Commissione Mista italo americana” della quale divenne Presidente per l’America. Inaugurò l’orfanotrofio che aveva fatto costruire a Villammare del Golfo.
Joe Bonanno dal 1930 fino ai primi anni 60 dispose di un potere e di una influenza enorme. Poi le cose cambiarono. La Storia Ufficiale imputa il tramonto di Joe Bonanno od al conflitto sorto nel 1961-62 con Vito Genovese, Carlo Gambino  e Gaetano Lucchese, determinati ad uccidere  Joe Valachi*figlioccio di Bonanno, o al fatto che il Valachi sarebbe stato un infiltrato collaboratore della Commissione anti crimine del Senato.
La  StoriaVera è diversa dalle storie ufficiali*.   La Verità
Ufficialmente si sostiene che quando  nel 1962 morì il capofamiglia  Joe Profaci, Bonanno  si trovò alleato col nuovo capo della Famiglia Profaci Joseph Magliocco.  Costui, aveva avuto una controversia con  Carlo Gambino e Gaetano Lucchesi,  che appoggiavano i fratelli Gallo.La questione fu risolta da Joe Bonanno tramite la “Commissione”che sanzionò i Gallo e diede ragione a Magliocco.  Nel 61/62  Gambino e Lucchesi,  deferirono i due avversari alla Commissione e dichiararono di aver appreso da Joseph Colombo che Joe Bonanno e  Joseph Magliocco avevano deciso eliminare loro due e Vito Genovese. Secondo il figlio Salvatore e i sostenitori dell’innocenza di Joe Bonanno e di  Joseph Magliocco si sarebbe trattato di una calunnia congegnata dai numerosi capi famiglia,  membri della Commissione, che desideravano impossessarsi del governo della potente famiglia Bonanno.

A titolo precauzionale la Commissione  sospese gli accusati dai  ruoli e li convocò. Joe Bonanno non si presentò per discolparsi perché avvertito o perché avesse subodorato le intenzione della Commissione ritenne prudente non esporre il figlio Salvatore ai pericoli di succedergli come capo famiglia . Quindi Joe Bonanno e di  Joseph Magliocco . In tal modo  l’ impedimento del capo famiglia era provvisorio e quindi la direzione ordinaria degli affari del clan veniva assunta dal vicecapo Gaspar Di Gregorio.
Joseph Magliocco si presentò, ma la coalizione messa insieme da Carlo Gambino e Gaetano Lucchesi all’interno della commissione lo condannò a trasferire la “famiglia Profaci”  a  Joseph Colombo  e a ritirarsi a vita privata.La decisione della Commissione rese evidente come le famiglie mafiose di New York avessero isolate quelle che fino ad allora avevano supportata la Famiglia Bonanno. Tale constatazione fece precipitare la situazione di Joe Valachi* fedele a Bonanno.  Si stava profilando la tempesta che sarebbe  esplosa a seguito del grave dissidio insorto con la famiglia Genovese. .
In questa sede ci limitiamo a riferire solo alcune delle notizie forniteci da due persone  di Castellammare del Golfo che furono intervistate qualche tempo dopo la morte di Joe Bonanno. L’uno, Antonio Mione  ci disse che aveva dieci anni quando raggiunse Joe Bonanni in America a Tuxson e gli chiese di trovargli un lavoro e che da allora ha sempre lavorato per lui, fino alla sua morte. Fù trattato come un figlio, iscritto a scuola,  negli anni fu impiegato come cuoco, segretario, autista, uomo di fiducia tuttofare. Come tale aveva avuto modo di ricevere Robert Kennedy  varie volte. Precisò che in  una occasione accompagnò “Zù Joe” e Robert  Kennedy nella vicina chiesa a pregare. Disse  che Bonanno , aveva ricevuto  ministri americani o stranieri e giudici federali.  Ci raccontò come durante i periodi di vacanza a Villammare ricevesse la visita di tutti i capofamiglia di della provincia di Trapani grandi elettori DC. Ci raccontò di come il Ministro Umberto Mattarella, buon amico fin dall’infanzia di Bonanno, lo ricevette all’aeroporto di Ciampino nel 57 e di come poi “Zù” gli ricambiasse in  America l’accoglienza. Escluse assolutamente che Bonanno avesse a che fare con gli stupefacenti e sottolineò che quando il tribunale di Palermo lo rinviò a giudizio con altri imputati fù l’unico ad essere assolto. Ricordò che quando si consegnò alla Giustizia lo incriminarono e lo condannarono per intralcio alle indagini e per oltraggio alla corte, ma non per reati di mafia o commercio di stupefacenti.
L’altra persona  intervistata fu la la cugina di secondo grado Laura Di Filippi. Ci raccontò  che durante la guerra faceva recapitare pacchi di viveri, di ogni genere,  che dagli anni 50 ai 90 fu diverse volte a Villammare e che l’ultima volta si recò al cimitero e si commosse dinanzi alle tombe dei genitori. Ci riferì che fin dall’infanzia era amico di Umberto Mattarella ci raccontò della morte di Joe e del suo funerale. Ci disse che il corteo era preceduto da sette limousine nere e da migliaia  di persone che seguivano il feretro.
I fatti che riguardano la carriera di Giuseppe Bonanno quale mafioso, riguardano quasi esclusivamente  la storia della mafia americana e saranno trattati dal nostro archivio storico in corso di informatizzazione ed assemblaggio. Anticipiamo soltanto che, Joe Bonanno dal 1961  era in contatto con i fratelli Kennedy ed utilizzato quale esperto  per la moralizzazione della politica  americana, che fu lui a  mettere l’ FBI in contatto con Joe Valachi condannato a morte dalla mafia, che quando iri Presidente Jon F. Kennedy fu assassinato a Dallas il 22/11/1963 e fu chiaro che  le lobby dei potentati liberal-capitalistici avrebbero messo a rischio la vita di Bonanno in 40 giorni coperto dalla FBI accreditò la sua sparizione come un sequestro e si rifugiò al sicuro in Sicilia. Ritorno in America dopo un attentato in danno del suo secondo genito Bill. Dopo ad aver dichiarato che si ritirava a vita privata e che si sarebbe dedicato esclusivamente all’attività di consulente diplomatico  si consegnò alla giustizia.  Il messaggio fu correttamente compreso la mafia,  politici e giudici.  Arrestato e processato esclusivamente per aver intralciata la giustizia fu condannato ad otto anni di carcere e scarcerato dopo pochi mesi dall’arresto per gravi motivi di salute. La “commissione” della mafia nel frattempo aveva nominato  capo della  famiglia Bonanno il mafioso che lui stesso aveva nominato suo vicecapo prima della sparizione, Lui si ritirò nella sua villa di Tuxson dove visse come ci disse il fedele Mioni ben 26 anni. Messo sotto processo La commissione delle mafie Newyorchesi  da dove ritornò in America , avendo appreso che a seguito di un attentato fallito contro suo figlio Bill e tentato la scalata ai vertici della confederazione ed avrebbero scatena malgrado tutto, l’organizzazione mafiosa italo-americana Bonanno è ancora viva e vegeta e che nel  2006, dopo la condanna del boss Basciano per racket ed omicidio, è stato eletto Michael Mancuso quale  capo  famiglia Bonanno in America. Nei primi  giorni di agosto con l’arresto di 36 indagati e  la denuncia a piede libero di altri indiziati per reati minori  si è conclusa l’indagine condotta per anni dallaFBI e dalla polizia federale USA. I comunicati stampa ufficiali dicono che le intercettazioni telefoniche ed ambientali hanno  coinvolto cinque famiglie mafiose tutt’ora attive. Gli entusiastici  giornalisti hanno celebrato   quel risultato e fatto i nomi delle super famiglie: Genovese, Gambino, Lucchese, Bonanno e Colombo. Sempre le solite dal 1900. I reati commessi? Traffico d’armi, estorsioni, usura, contrabbando, frodi assicurative e sanitarie, l’incendio di un automobile, sfruttamento di prostitute, minacce.  Le pene previste per gli eventuali condannati?  Dai tre ai vent’anni. Roba da quaqquaraquà, altro che reati di mafia!! Nessun rappresentante istituzionale o  politico coinvolto o colluso, solo delinquenti di bassa lega, “gentina” che la mafia  potrebbe mandare in galera quando vuole, non ce la manda perché paga regolarmente la protezione con moneta o con informazioni e confidenze. Quei delinquenti inseriti nel contesto economico territoriale sono gli occhi  e le orecchie  della mafia sul territorio.Proprio come all’epoca del pentito Joe Valachi, splendide indagini per anni. Camionate di arresti, nessun politico  coinvolto Come sempre si cambiano le orchestre ma rimangono sempre gli stessi direttori e la stessa musica.

Joe Valachi.
Nacque ad Harlem  il 24/09/1903 e morì ad El Pasolo 03/04/1971. Si chiamava Joseph Michael Valachi  di i famiglia calabrese  poverissima. Crebbe nel Bronx di Brooklyn. Fù in contatto, fin dai primi anni di vita, con le bande dei giovani teppisti da strada di varie nazionalità che  davano protezione per qualche centesimo ai coetanei più deboli ed isolati. Fù coi “minuti Men” con “la banda dei ratti”, con quella degli “irlandesi”.  Finì in riformatorio  diverse volte. In carcere conobbe Vincent Petrilli che lo introdusse nel cartello napoletano del crimine organizzato. Durante il proibizionismo si specializzò nel furto di camions carichi di alcolici per conto di Al Capone  meritandosi il soprannome di “Cargo”. Fù certamente un delinquente ed un mafioso.  Era ritenuto un killer occasionale, ottimo tiratore per niente curioso,  che non faceva domande, ma ritenuto infido perché alleato di troppi Boss spesso in guerra tra loro. Per questo motivo fu sospettato di aver favorito l’uno a danno di altri. Rimasero diversi interrogativi sul  comportamento tenuto durante la guerra di mafia  tra Salvatore Maranzano, capo dei clan dei Siliani, e Giuseppe Masseria, capo dei clan napoletani della Famiglia Morello. Provocò  dubbi  nell’ambiente il fatto che Valachi  improvvisamente si fosse schierato con Maranzano salvandolo da due attentati pur rimanendo in rapporti di lavoro con Al Capone e  Lucky Luciano alleati di Masseria. Nell’aprile 1931 dopo l’uccisione di Masseria a Chicago si tenne  il meeting  di pacificazione, organizzato da Al Capone e da Lucky Luciano con la partecipazione delle famiglie mafiose che nominarono Maranzano a “Capo dei Capi di Cosa Nostra” ed alla  presidenza della   “Commissione”. I sospetti crebbero quando Maranzano nel settembre dello stesso anno fu ucciso nel suo ufficio da un commando di Killer. Sui particolari di questa vicenda non concordano gli storici ed giornalisti che se ne occuparono. Infatti alcuni ritengono che fu ammesso a far parte della famiglia Villamarese dallo stesso Maranzano  altri dopo la di lui morte da Joe Bonanno divenuto capo di quella famiglia. Per complicare la questione vengono indicate date e  riti diversi. L’investigatore dell’FBI  James P. Flynn che dal 1952 ebbe l’incarico da Robert Kennedy di interrogare il pentito Valachi e di “gestirlo”  avvalora questa versione. La cosa non ci meraviglia, stante che i nostri archivi segnalano altre notizie che sollevano pesanti dubbi circa la completa genuinità delle dichiarazioni  che il Valachi rese in diretta  al pubblico televisivo americano. Ci risulta infatti che persino l’investigatore dell’FBI  James P. Flynn, mentore del super pentito, prima delle dirette televisive gli ricordasse di non accennare né ad alcuni membri  del Giurì investigativo né ai politici amici o compromessi in qualche modo con le cinque famiglie o con qualcuno dei loro membri.  Anche la decisione di Valachi di appellarsi alla legge RICO e di collaborare con la Giustizia, rientra in un quadro molto più complesso di quello che appare dai racconti dei protagonisti. Riguarda lo scontro delle potenze mondiali dell’epoca che coinvolse l’economia, la finanza la politica interna delle Nazioni e dei blocchi di alleanze tra le stesse. Indirettamente furono coinvolti e sconvolti anche i vertici delle mafie nazionali ed internazionali che nelle Nazioni da sempre fungono da canali collettori di voti.   Il quadro completo e dettagliato della realtà sopra accennata, occupa diversi capitoli dell’archivio storico che sarà consultabile a breve. In questa sede basta ricordare che Joe Bonanno era già in contatto con la commissione d’inchiesta del Ministero di Giustizia e che dal 1961 era l’esperto che i fratelli Kennedy consultavano. Il 20/11/1963 con l’assassinio del Presidente John F. Kennedy prese il sopravvento la lobby avversa alla politica moralizzatrice antimafiosa in corso. Un mese dopo Joe Bonanno era già uccel di bosco al sicuro. Anche Valachi, che come gli era stato consigliato dal prudente Mentore aveva coperto a destra e a manca quelli che contavano se la cavò bene. Le rivelazioni del Valachi fecero conoscere l’organizzazione mafiosa diede notizia delle gerarchie piramidali che coprivano l’intero territorio di ciascuna chiarì che Joe Bonanno era contrario alla droga , all’usura ed allo sfruttamento della prostituzione. Ad una precisa domanda rispose che non poteva escludere che qualche capo di strada disubbidendo ai suoi ordini con la scusa della protezione ne avesse approfittato anche in queste XXXXX. Di lui disse che come capo dei capi della mafia siciliana era ritenuto grande elettore dei governi e dei politici della Sicilia. Disse che la mafia  americana  dipendeva da quella italiana.  Le pseudo verità svelate da Valachi a nostro avviso descrissero la mafia del 1950 e non poteva non essere che così, non potendo svelare integralmente ciò che sapeva*. Malgrado ciò  ad un anno dalle rivelazioni in America  vi fu la presa di posizione della stampa e degli storiografi  che accusarono Valachi di inattendibilità. Alcuni filosofi sostennero la versione di mafia da lui data priva in assoluto di prove concrete,  si riduceva ad un atto di fede privo di rilevanza giuridica.   In Italia si sostenne che il Valachi fosse l’autore della classica americanata pubblicitaria o che  le sue rivelazioni fossero la vendetta di un delinquente  che odiava le sue origini,  Questa situazione continuò  anche dopo il successo dell’ operazione condotta in collaborazione tra l’FBI  USA, l’Antimafia di Giovanni Falcone  e la Polizia Spagnola.   Una indagine circa il  contrabbando di sostanze stupefacenti che con le intercettazioni  consentite dalla legge RICO consentì l’arresto in Spagna di Gaetano Badalamenti, ritornato dal sud America,  di suo figlio Vito e del  nipote Pietro Alfano colà convocati. Fu scoperta l’associazione mafiosa per lo spaccio che coinvolse altri 36 imputati e  una cinquantina tra pizzerie e ristoranti italo americani.  L’inchiesta ed i processo che seguì  in America  fu chiamato PIZZA CONNECTION***   di messa a frutto dalla  ottenne ottimi risultati con le intercettazioni autorizzate dalla su un..
Qualche mese dopo la pacificazione di tutte le famiglia mafiose americane la pacificazione tra tutte le  La successiva morte del Maranzano, guardaspalla del boss Salvatore Maranzano, dopo la morte di questi si trovò inserito nella famiglia di Lucky Luciano che dopo l’estradizione di questi in Italia era passata al comando  del vicecapo Vito Genovese.    Fù ammesso a “Cosa Nostra” da Joe Bonanno che gli fece da padrino. Nel 1953 descriverà dettagliatamente la cerimonia all’investigatore dell’FBI  James P. Flynn. Nel 1962  Joe Bonanno fu informato che Carlo Genovese detenuto nel carcere di Atlanta voleva la morte di Joe Valachi ristretto con lui,  perché lo riteneva colpevole della sua cattura. Bonanno che dal 1961 era in contatto col capo del Dipartimento di Giustizia di Woshgton Robert F.Kennedy, lo fece ammettere ai benefici previsti dalla legge RICO.
Valachi fu affidato all’investigatore James P.Flynn dell’FBI che messolo sotto protezione lo trasferì al carcere di Worchester e poi  al carcere di massima sicurezza di Monmouth  nel New Jersey.    

Albert Anastasia.
Nacque a Parghelia, in provincia di Catanzaro, il 26/09/1902, fù ucciso a New York il 25/10/1957.  Aveva otto fratelli ed una sorella. Ad eccezione della sorella Maria e dei fratelli Raffaele e Francesco rimasti in Calabria perché indispensabili ai genitori, e del fratello Luigi che emigrò in  Australia tutti gli altri, in tempi diversi giunsero da clandestini negli Usa. Antonio e Alberto furono i primi ad arrivare a Brooklyn e ad essere occupati come scaricatori al porto di New York. Di poi, in seguito alle possibilità di occupazione, gli altri.  Rimase in Calabria l’ultimo nato Salvatore che accolto giovanissimo in seminario poté terminare gli studi grazie agli aiuti economici di Antonio. Divenuto prete nel 1946, giunse a New York nel 1947 e dopo pochi mesi divenne parroco a Staten Island dove rimase fino a quando gli fù assegnata la parrocchia di Santa Lucia nel Bronx di Brooklyn. Il 25 ottobre 1957 mentre si stava recando all’ appuntamento col fratello Albert, dal comunicato radio che interruppe tutti i programmi in onda a New York,   apprese che Albert  era stato appena ucciso al Sheraton Hotel nel salone del barbiere.  In contemporanea, il fratello Antonio, al Sindacato, ricevette  una telefonata anonima dello stesso tenore.
In questa sede, non ci dilungheremo ad elencare  i reati appioppati ad Albert Anastasia dalla storiografia ufficiale. Sottolineiamo che a suo carico risulta unicamente la condanna ad un anno di carcere per una minima evasione fiscale riscontrata alla fine del 56. Si riferiva  alle attività artigianali e commerciali,  fondate a suo nome, per conto del sindacato. Colpendo lui, ritenuto lo stratega del Sindacato di Antonio si voleva colpire il sindacato. In trent’anni di attività, quel minuscolo sindacato nel 50 era arrivato a contare  i 10.000 iscritti occupati al porto e ne aveva migliorato enormemente retribuzioni e potere. Albert Anastasia ed i fratelli ne stavano costituendo altri , e le attività artigianali e commerciali intraprese dal sindacato lo avrebbero messo a contatto con altri settori lavorativi della città facilmente conquistabili.  La sua morte non fu quindi la conseguenza dei danni provocati dal Joe Valachi a “Cosa nostra”.. Quell’omicidio fù il ripetersi della strategia** riveduta e corretta che i soliti ignoti avevano varata nel 1920**senza successo.  Joe Valachi lo definì un pazzo, un comunista esaltato che pretese di contrastare la  Mafia per difendere i faticatori, Lucky Luciano avrebbe detto a Vito Genovese:  “Vi vantate di aver ucciso Anastasia, un uomo  buono che aveva fatto del bene a molti ed aiutato tanti. Volete una medaglia per questo ?”

APPROFONDIMENTI
XXX****Gli scioperi sindacali e le richieste di aumento salariali trattati  con gli spedizionieri e con i loro clienti (commercianti ed industriali)  importatori ed esportatori migliorarono di gran lunga i redditi degli operai. Antonio riuscì a far riconoscere a favore del Sindacato la trattenuta di 5 centesimi    a carico degli operai e di 10 centesimi dagli spedizionieri per ogni dollari di retribuzione dei primi e per le movimentazioni di merci operate dai secondi,

Con questi Introiti il presidente Antonio riuscì ad assicurare la cassa invalidità e vecchiaia, un   ospedale, un ospizio decoroso e le vacanze per le famiglie degli iscritti.

**Ricordiamo però che nel 1920 all’inizio dell’attività di Antonio le mafie politiche di affari erano in allarme in vista delle elezioni e che il giudice William D’owyer che desiderava essere riconfermato nell’incarico col dilagare dei  reati nella città , conseguenti alla miseria ed alla incipiente depressione, se la prese con il neonato sindacato.  Costui patteggiò con Abe Reles, un sadico e feroce assassino arrestato dalla FBI e in attesa della condanna capitale, l’ accordo che se avesse accusato  Albert Anastasia avrebbe goduto  della  protezione e della improcedibilità per tutti i reati commessi, Scarcerato Abe Reles unico teste a sostegno dell’accusa,  il giudice William D’Owyer lo trasferì segretamente, sotto protezione 24 ore su 24 a Coney Island, in una camera all’ultimo piano dell’Hotel  Half Moon. Sembra che quel patteggiamento non fosse gradito a New York e neppure dalla FBI. Misteriosamente Ebe Reles passando attraverso la finestra chiusa della sua camera, si sfracellò al suolo proprio il giorno della prima udienza. Il commento di molti agenti di polizia fu:  “Il Giudice ha sbagliato a voler far cantare  un canarino che non poteva cantare ma ancor più un   canarino non sapeva neppure volare…”                      

XX*
*Le Famiglie Storiche sono rimaste  con i loro nomi, le loro leggi e regole organizzative  ma non sono più composte dai capi dalle alleanze di altre famiglie che tutti conoscono e che hanno il contatto con gli uomini del potere che sostengono elettoralmente e che comandano i delinquenti associati nel loro territorio.  Le famiglie mafiose non  sono più così.  Le famiglie mafiose oggi sono composte da persone in doppio petto che occupano posti di comando pubblici, presidenti di enti e società incaricate di pubblici servizi, deputati, ministri, gerarchi degli organi superior della magistratura,  segretari di partiti, presidenti di banche, funzionari di partecipate. Costoro  oggi, come già si intravvedeva all’epoca di Valachi non sono i capi delle famigli mafiose ma a seconda degli incarichi ricevuti vanno ad occupare la gerarchia di zona e quindi le gerarchie esecutive articolate nel territorio quale poteva essere una volta quella del capo di strada,  del capo paranza a decrescere fino agli incarichi più infimi del picciotto da sgarro o della pecora condannata a scontare le colpe degli altri delinquenti di grado superiore. I “Veri Boss” come ai tempi di Valachi, sono sconosciuti. Le solite logge, i soliti poteri forti le multinazionali,  con trasformatisi, camuffatisi ma sempre loro i colpevoli con noi tutti ugualmente colpevoli aver fatto finta di ignorare quanto accadeva  fino al degrado attuale.

* spiega il cambiamento che incise sulle storie di tanti mafiosi, di tanti politici e statisti di quegli anni.Tutte le personali storie di costoro depurate dalle menzogne verranno a coincidere con la verità  della storia dimostrata dai fatti e quindi liberata anch’essa delle menzogne. La Verità  risulta completamente diversa da quella   ufficiale.