Secondo genito di Bernardo Mattarella*, politico Dc nacque a Castellammare del Golfo il 24/05/1835. Frequentò istituti scolastici in Roma, conseguì la laurea in legge e si dedicò all’insegnamento ottenendo una cattedra universitaria a Palermo. Si inserì ben presto nell’Azione Cattolica dove occupò incarichi nazionali. Essendo suo padre Bernardo amico di Alcide De Gasperi e Don Sturzo ed avendo con loro fondato la Dc, vi si iscrisse ed iniziò la carriera politica in Sicilia divenendo nel 1978 presidente di una coalizione di centro sinistra con l’appoggio esterno del Pc. Seguendo le orme del padre in seno al partito era seguace dell’On. Giorgio La Pira e si era avvicinato alla corrente dell’On. Aldo Moro e di poi come il padre Bernardo fu amico del Segretario Nazionale Dc Zaccagnini. Lo Staff dell’On.Bernardo coinvolgeva ogni aspetto politico, economico e sociale della Sicilia del nord ovest ed era fortemente sorretto in ambito nazionale essendo la forza coagulante degli interessi particolari degli Staff settoriali degli iscritti. Amicizie storiche, rafforzate dalla comune adesione al partito e dalla partecipazione all’Azione cattolica ne legavano i componenti tra loro. Questo per quanto riguarda la famiglia Mattarella e la famiglia del Prof. Lauro Chiazzese* di cui due figlie sposarono i due fratelli Mattarella. Piersanti infatti convolò a giuste nozze con la collega professoressa universitaria Irma Chiazzese, mentre Luigi sposò la professoressa Marisa.
Dal matrimonio di Piersanti nacquero Maria e Bernardo.
L’attività politica svolta da Piersanti Mattarella nella Regione siciliana apparve dirompente quando nel 1978 a villa Igea, alla Conferenza dell’agricoltura, sostenne il deputato Pci Pio La Torre*, intervenuto quale rappresentante responsabile dell’Ufficio Agrario di Palermo che attaccò l’operato dell’assessore Giuseppe Aleppo* accusato di usare i finanziamenti pubblici agli agricoltori a scopo clientelare. L’apertura a sinistra dell’On.Moro aveva originato all’interno dei partiti correnti di uomini onesti, intenzionati a moralizzare la politica cominciando dal proprio partito. Il giorno 06/01/1980, L’On. Piersanti Mattarella, Presidente della Regione Sicilia, fù assassinato. Qualche tempo prima aveva segnalato al Segretario nazionale Dc Zaccagnini la necessità di commissariare il Comitato provinciale di Palermo. Risultava infatti che l’On. Salvo Lima referente della corrente emergente andreottiana e l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, referente politico del boss dei “Corleonesi” avevano concluso un accordo di valenza elettorale. La politica moralizzatrice fu appoggiata dalla direzione DC nazionale ,dal Ministro dell’interno Rognoni e dalla corrente morotea di Zaccagnini per la lotta alle mafie e da esponenti PCI favorevoli al compromesso storico quali Pio La Torre. Il giorno successivo al delitto, Leonardo Sciascia, ne ipotizzò l’origine mafiosa. La Procura di Palermo, indirizzò le indagini verso l’origine politica così come fece nel corso degli anni con gli omicidi di Michele Reina, segretario provinciale Dc, di Pio La Torre e del suo amico e autista Rosario di Salvo. La requisitoria di Giovanni Falcone dopo 11 anni di indagini, depositata il 09/03/ 1991 concluse accusando quali esecutori materiali dell’omicidio Giuseppe Valerio Fioravanti e Gilberto Cavallina dei NAR e quali fiancheggiatori Francesco Mangiameli e Gabriele De Francisci del FUA e quali mandanti i Boss della “Commissione Mafiosa”. La definitiva sentenza di Cassazione condannò all’ergastolo diversi mafiosi mentre assolse, per non aver commesso il fatto, Giuseppe Valerio Fioravanti. Completamente inutili e disattese per la Cassazione le condanne inflitte nei precedenti gradi di giudizio, l’accusa del fratello stesso del Fioravanti e la testimonianza della vedova Irma Mattarella che lo riconobbe. L’iter processuale che seguì alla prima sentenza sarà oggetto di argomenti trattati nel capitolo “Mala Giustizia” in assemblaggio. Per quanto riguarda Piersanti Mattarella è nostro convincimento che fù un dichiarato ed inflessibile antagonista del sistema politico mafioso nel quale si era trovato inserito. La sua onestà e la morale cristiana lo fecero combattere il male nel suo partito, prima di pensare alle mafie degli altri.
Di lui l’On. Piero Grasso nel libro “Per non morire di Mafia” scrisse …”stava provando a realizzare un nuovo progetto politico amministrativo, un’autentica rivoluzione.La sua politica di radicale moralizzazione della vita pubblica, secondo lo slogan che la Sicilia doveva mostrarsi con le carte in regola, aveva turbato il sistema degli appalti pubblici con gesti clamorosi mai attuati nell’isola.” Il magistrato Giancarlo Caselli ex procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo, intervistato dal quotidiano “la Repubblica” il giorno 12 agosto 1997, affermò: “Piersanti Mattarella , un democristiano onesto e coraggioso, ucciso proprio perché onesto e coraggioso.”
I nostri storici hanno concluso che tanto il Caselli quanto il Grasso quanto il Falcone, Paolo Borsellino e tutti gli altri magistrati onesti impegnati a contrastare lo strapotere della mafia, siano giunti alla conclusione alla quale giunse “il prefetto di ferro” Cesare Primo Mori. Costui ingaggiato da Mussolini per eliminare la mafia siciliana ed osannato per le iniziative intraprese ed i risultati ottenuti li ridimensionò scrivendo che si limitavano a spedire camionate di disperati in carcere, e che per la guerra alla mafia sarebbe stato necessario oltre che fare rastrellamenti tra i fichi d’india, anche effettuare indagini nelle questure, nei palazzi padronali e nei ministeri. Oggi quel che allora poteva bastare è troppo poco occorre molto di più. Ne parlerà il capitolo: “Disgregare l’omertà”.