Figlio dei coniugi Ferreri Vito e di Corace Maria, nacque il 13/04/1923 ad Alcamo, in provincia di Trapani. Antifascista,fascista, indipendentista e di poi annessionista aderì al CIS* e all’EVIS*e di poi divenne agente segreto per la polizia. Il Casarrubbea, che faceva ricerche circa la stretta collusione tra Dc, forze dell’ordine, fascisti, magistratura e mafia, sosteneva che il rapporto del Capitano Giallombardo riguardante lo scontro tra la banda del Ferreri ed i carabinieri al suo comando, reperibile a Roma, nell’archivio Città Giudiziaria, processo n.13/50 cartella7all.Z n.13 nascondeva sfacciatamente quanto effettivamente accaduto. Infatti altri documenti rinvenuti nel fascicolo sulla constatazione dell’accaduto e la descrizione delle ferite rilevate dal medico incaricato della descrizione dei cadaveri rinvenuti rendono un quadro tale da escludere che i fatti si siano svolti come indicati nel rapporto di quel capitano. Prova definitiva che confermò quanto verbalizzato dal perito medico che effettuò la descrizione delle lesioni reperite sul cadavere fu la fotografia che ritrae il Ferreri nella bara. Sul suo volto del deceduto non vi è traccia dei due colpi di pistola che il Capitano Roberto Giallombardo, riferisce di avergli sparato in fronte.
Il Capitano, che nel frattempo era divenuto generale a riposo, malgrado la tarda età, immediatamente querelò Casarrubbea per diffamazione. Il processo che assolse il Casarrubbea si concluse nel 2007. Lo stesso generale, supportato dalla consorte, chiarì che il rapporto fu addomesticato dai suoi comandanti. In caserma quella notte oltre a lui, a sua moglie e all’arrestato(morto), non vi era nessun altro. L’ultra novantenne generale, a processo concluso, disse che la verità di quegli anni la si troverà in un memoriale da lui scritto che sarà pubblicato dopo la sua morte.
Oggi si sa che Salvatore Ferreri era un agente segreto che aveva operato per la resistenza fascista, accreditato presso i principi siciliani nostalgici, infiltrato nella banda di Salvatore Giuliano, dal Dot.Ettore Messana,ispettore Generale della PS in Sicilia. La morte del Salvatore Ferreri , di suo padre Vito, di suo zio Antonino Coraci, dei due fratelli Giuseppe e Filippo Pianello e di tanti altri era stata ordinata dalla mafia di Alcamo. Il 27/06/1947 furono uccisi perché a conoscenza dei retroscena della strage di Portella delle ginestre e degli altri delitti che la seguirono. Era la “strategia del terrore” che fu disposta dagli Usa per condizionare i risultati delle future elezioni italiane a favore della coalizione dei partiti anti comunisti e socialisti a seguito della schiacciante vittoria elettorale regionale della coalizione di questi due partiti. Prove certe ed inequivocabili di quanto detto si ebbero alla desecretazione degli archivi dei servizi segreti italiani ed alleati e dalle relazioni di ambasciate, carabinieri e diplomatici che dettagliatamente descrivono incontri , pranzi e cene tra ministri e deputati italiani, addetti militari Usa, carabinieri e vertici dell’onorata società. In quei mesi del 47 era indispensabile chiudere quel capitolo che avrebbe incriminato gli uomini politici italiani prescelti dai vincitori a tutelare i loro interessi.