STRAGE DI PORTELLA DELLA GINESTRA (Primo esempio)
Si tratta di una strage emblematica per PROVARE CHE, malgrado dichiarazioni ufficiali e concordanti, sentenze definitive, ricerche storiche e quant’altro possibile, IL MISTERO PERMANE. La strage avvenne il primo maggio 1947, in Sicilia in località Portella della Ginestra, un ampio pianoro contornato da colline, in prossimità della frazione di Piana degli Albanesi dove oltre duemila lavoratori si erano riuniti per festeggiare la vittoria del BLOCCO POPOLARE (Coalizione PCI e PSI) all’elezione dell’ Assemblea Regionale SICILIANA. Un gruppo di fuoco con mitra e mitraglia sparò sulla folla provocando 11 morti e 27 feriti. QUESTO E’ IL FATTO STRAGE.
LE VERITÀ UFFICIALI:
1) Il rapporto dei CC sulla strage indicava quali autori “elementi reazionari in combutta con mafiosi”. La CGIL proclamò lo sciopero generale accusando i latifondisti siciliani di voler “soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori”. Il Ministro degli Interni Mario Scelba, il giorno dopo l’accaduto, intervenne assicurando che: “è esclusa ogni matrice politica o terroristica, è da annoverarsi tra i delitti perpetrati dalla banda del bandito Salvatore Giuliano”. T
(da ricordarsi il T, perché è il tema che come sempre avrà il suo svolgimento).
LE VERITÀ FATTUALI:
2) Nella primavera del 1947, qualche mese prima della strage, Salvatore Giuliano aveva incontrato, nel suo rifugio di Montelepre, il giornalista MICHAEL STERN per una intervista e per affidargli una lettera da far pervenire al Presidente HARRY TRUMAN. Dopo tale incontro il giornalista fu ESPULSO DALL’ITALIA perché sospettato essere un agente segreto dell’OSS AMERICANO. 3) Nel 1948 Salvatore Giuliano scrisse una lettera autografa al quotidiano “L’UNITÀ” nella quale confermava la matrice politica della strage e faceva il nome del ministro dell’interno Mario Scelba, il quale provvide alle smentite. 4) Nel 1949 una serie di lettere del Salvatore Giuliano furono recapitate a giornali e settimanali. Ribadivano il contenuto di quella del 1947 fatta recapitare a “ L’Unità”. 5) Nel 1951 la Sentenza di Viterbo, accogliendo la tesi, sempre sostenuta dal Ministro dell’Interno, malgrado le risultanze processuali, condannò all’ergastolo il luogotenente di Giuliano, GASPARE PISCIOTTA, per la strage di Portella. 6) Pisciotta, che constatò che le promesse ricevute tramite il Colonnello UGO LUCA dai polittici erano state tradite, fece sapere che in Appello avrebbe “vuotato il sacco”. 7) Nel 1954 prima di poter fare quanto promesso morì avvelenato nel Carcere dell’ Ucciardone a Palermo. 8) Il 26 ottobre 1951 a seguito di quanto era emerso alle udienze del processo di Viterbo alcuni deputati del PSI e del PCI presentarono la denuncia di quei fatti che facevano identificare la matrice politica. Infatti l’On.Girolarno Li Cauli in quella seduta affermava: “Tutti sanno che i miei colloqui col bandito Giuliano sono stati pubblici e che preferivo parlargli da Portella della Ginestra…Nel 1949 dissi al bandito: lo capisci che Scelba ti farà ammazzare? (risposta autografa di Giuliano allegata agli atti del processo di Viterbo) “Lo so che Scelba vuol farmi uccidere perché lo tengo nell’incubo di fargli gravare grandi responsabilità che possono distruggere la sua carriera politica e finirne la vita. È Giuliano che parla. Il nome di Scelba circolava tra i banditi, Pisciotta ha preteso la firma di Scelba sull’attestato di benemerenza; questo nome doveva essere smerciato fra i banditi da quegli uomini politici che hanno dato malleverie a Giuliano: …”stai tranquillo perché Scelba è con noi…”; tanto è vero che Luca (Ugo Luca Colonnello CC comandante delle forze di repressione del banditismo) portava Seco Pisciotta a Roma, non a Partinico, e poi magari ammiccava: hai visto che a Roma sono d’accordo con noi? 9) L’attestato di benemerenza esiste, ed è a firma autentica del Ministro degli Interni Mario Scelba e attesta che: “ Il nominato Gaspare Pisciotta di Salvatore e Lombardo Rossella nato a Montelepre il 5 marzo 1924 raffigurato nella fotografia in calce al presente, si sta attivamente adoperando come da formale assicurazione fornitami nel mio ufficio in data 24 giugno dal colonnello Luca per restituire alla zona di Montelepre e Comuni vicini la tranquillità e la concordia, cooperando per il totale ripristino della legge”. 10) Il rapporto ufficiale del colonnello Ugo Luca e quello del suo subalterno capitano CC Antonio Perenzi, che comandava l’operazione, certificano la morte del ricercato Salvatore Giuliano, a seguito di conflitto a fuoco nel cortile della casa dell’ Avv. Gregorio Di Maria a Castelvetrano, avvenuto nella notte tra il 4/5/luglio/1950. 11) Tali rapporti sono falsi ideologici e quindi non è conforme al vero neppure il comunicato ufficiale del Ministero degli Interni che ufficialmente li accreditava. 12) La stampa italiana e straniera da subito sollevò dubbi e segnalò contraddizioni, il giornalista Tommaso Besozzi su “L’EUROPEO” pubblicò i risultati di una sua personale inchiesta sull’uccisione del Salvatore Giuliano dal titolo “di sicuro c’è solo che è morto”. 13) Salvatore Pisciotta al processo di Viterbo si auto-accusò dell’omicidio di Giuliano, lo avrebbe ucciso nel sonno a Castelvetrano nella casa dell’Avv.Gregorio Di Maria, presso il quale si nascondeva e, trasportato il cadavere nel cortile dai CC. sarebbe stato inscenato dai il conflitto a fuoco. In una udienza di quel processo accusò anche quali mandanti della strage di Portella i deputati Bernardo Mattarella – Gianfranco Aliata – Tommaso Leone Marchesano e il Ministro degli Interni Mario Scelba. Verbale che provocò la denuncia dell’ On .Li Causi./14)Io personalmente dal 1970 ebbi a frequentare con una certa assiduità Palermo ed in particolare Piana degli Albanesi,ed ebbi modo di effettuare una mia personale inchiesta su Salvatore Giuliano e la sua banda. Quei pochi che sembravano disponibili a raccontare qualche cosa, perché avevano vissuti quegli anni di terrore, dimostravano più risentimento verso CC e Polizia a motivo degli interrogatori,dei fermi, delle perquisizioni e dei rastrellamenti che, a loro detta, provocavano rappresaglie da parte della banda. Comunque ritenevano colpevoli”… camorria, per camorria QUELLI che sono a Roma e che comandano tutti: banditi, mafiosi e carabinieri sono la stessa cosa…” A Piana rafforzai il legame di amicizia con tale sig. Lorenzo Schirò,da me già conosciuto a Bologna, che era ottimo conoscitore della mentalità locale e godeva della stima e fiducia di persone molto addentro in quelle vicende che in tempi prossimi alle stesse avevano segnalato fatti,collegamenti e sospetti e quindi materiale per inchieste giornalistiche. Costoro, sicurissimi che non era possibile che Pisciotta avesse tradito e ucciso Giuliano( la sua confessione doveva per forza far parte di un accordo) ritenevano che ad uccidere, doveva essere stato qualcun altro e altrove, non come raccontato da Pisciotta, e non dove i CC avevano inscenato la sparatoria. Costoro però erano Sicuri che Giuliano era stato fatto espatriare dai servizi segreti americani e italiani perché in quei tempi era necessario un ricambio nei vertici dei partiti in Italia. Salvatore Giuliano ne era la chiave. Nel 1973 /1974 in occasione di una mia visita a Piana, 1’ amico Schirò mi confidò che al funerale della sig.ra Maria Lombardo, deceduta a Montelepre nel gennaio 1971 era intervenuto il figlio Salvatore Giuliano accompagnato da un cx agente segreto del SISMI e da altre due persone che sembravano agli ordini del primo. Latore della notizia sarebbe stato, poco tempo prima del mio arrivo, un poliziotto natio di Piana, suo mezzo parente, distaccato a Roma, che sembrava dipendere dai servizi Segreti del gruppo “l’Anello”.Quella notizia, che all’epoca mi sembrò frutto della fantasia di un fautore della tesi della finta morte del bandito Giuliano, ha cominciato a prendere consistenza a seguito di ulteriori ricerche che hanno posto in luce strane e sospette coincidenze. Articoli di giornali americani e francesi dell’epoca, trattavano dei depositi, per centinaia di migliaia di dollari,effettuati in paesi africani e in alcuni stati americani dal bandito Giuliano e della presenza in America di suoi compari storici,già affiliati della sua banda colà trasferiti e bunkerizzati da CIA e servizi segreti della marina o dell’aviazione. In particolare l’articolo del Giornale “Chicago Daily Tribune”pubblicato il 18 giugno 1950 dal titolo: “Il re dei banditi siciliani sarebbe sano e salvo negli Stati Uniti”che precisava trattarsi di Salvatore Giuliano di Montelepre classe 1922”e questo venti giorni prima del conflitto a fuoco tra i CC e il bandito che doveva ancora avvenire nella notte tra il 4 e il 5 del luglio di quell’anno. Si sono occupati e si occupano di ricerche sull’argomento anche lo storico GIUSEPPE CASARRUBEA e il ricercatore MARIO J. CEREGHINO. Il giornalista LELLO VECCHIARINO in alcuni articoli pubblicati da” La Gazzetta del Mezzogiorno” e nel libro “Padre Pio,Fango,intrighi e carte false” ci dice che il frate in tempi diversi ebbe ad informare gli scrittori Giovanni Siena e Pier Carpi, l’ Avv. Ettore Boschi e il regista Oberdan Troiani, che Salvatore Giuliano era vivo in America e che al suo posto nel 1950 era stato ucciso “un povero innocente che gli somigliava”. Recentemente mi risulta che è stato rintracciato e interrogato dalla Procura di Palermo il presunto cx agente segreto che avrebbe accompagnato il bandito al funerale della madre nel 1971 e le indagini sembra siano ancora in corso. Nel 2010 a quasi cent’anni di età, morì l’Avv.Gregorio Di Maria il quale ai due infermieri che lo assistevano,aveva raccontato nel tempo aneddoti della sua vita, tra i quali il simulato conflitto a fuoco che avvenne nel cortile di casa sua. Sarebbe stata una messa in scena dei CC per la quale fu utilizzato il cadavere di un sosia procurato dalla mafia. I due infermieri Salvatore Di Giovanni e Giusto Vito sarebbero stati ascoltati dai Magistrati e sarebbero in corso approfondimenti circa ulteriori dettagli aggiunti dai testi.
Relazione centro Tematico Storico Bologna/ Palermo 2012